Si tende generalmente a mettere l’accento sulle difficoltà ed i blocchi incontrati da ONG, o piccole organizzazioni come le nostre, nel portare avanti i progetti di cooperazione in un anno come questo, caratterizzato in maniera straordinaria da un evento globale come la pandemia.
Per questo motivo vorrei concentrarmi sulle opportunità e gli esiti imprevedibili ed inattesi cui le circostanze ci hanno costretto, tralasciando argomenti sui quali si è già scritto molto.
L’altra faccia della medaglia del distanziamento (stop ai viaggi, al lavoro sul campo, agli incontri nei villaggi etc) è stata l’attivazione di una creatività inedita sia tra noi volontari italiani che tra i partner locali, in Benin: una creatività finalizzata, nell’area di Sokponta, a contrastare la diffusione della pandemia e a dare continuità ai progetti già avviati, mentre qui in Italia è stata finalizzata a sentirsi ancora parte di una rete di persone che condividono un ideale, un impegno o una passione.
Ecco quindi che lo sforzo è stato da subito quello di creare ed imparare a condividere uno spazio virtuale di incontro, possibilità non del tutto scontata considerando le difficoltà di connessione e di dispositivi tecnici adeguati per supportarla: L’Hopital des Enfants L’Abbraccio è diventato il crocevia di incontri fra attori di progetti diversi che hanno imparato a fare comunità, condividere risorse, informazioni, idee.
Il passaggio più importante, ed inatteso come tempi, è stato quello dato dalla trasformazione del territorio da un mosaico di progetti distinti, spesso non comunicanti fra loro, ad una comunità capace di condividere spazi, risorse, idee.
Il fatto che tutti i progetti avviati nell’area (dall’ospedale alla scuola pubblica, passando per malnutrizione, empowerment femminile etc) avessero come “minimo comune denominatore” la partecipazione attiva e il sostegno economico delle due organizzazioni “L’Abbraccio” e “Cooperativa Sociale Minerva”, non era la condizione sufficiente a garantire quell’auspicato “sviluppo di comunità” presente nelle intenzioni di tutti i soggetti coinvolti, locali e non.
L’emergenza sanitaria ha portato con sè azioni concrete da parte di tutti, con una buona capacità di coordinamento da parte nostra e in remoto. Ecco qualche esempio concreto:
- La nostra esperienza di marzo, con la corsa alla prevenzione attraverso l’uso di mascherine e tutti i gesti di igiene e distanziamento fisico, è stata rapidamente condivisa con chi, lavorando nell’ospedale di Sokponta, poteva farla propria ed agevolarne la diffusione molto prima che si iniziassero a contare i casi di infezione in Benin. I medici volontari italiani hanno partecipato ad incontri online per condividere quel poco che si sapeva sul Covid 19 con i colleghi beninesi.
- Abbiamo invitato i Direttori delle scuole pubbliche, nelle quali è attivo il progetto di “renforcement scolaire”, a riunioni in ospedale per definire strategie di prevenzione insieme.
- Abbiamo acquistato e sono stati collocati in tutte le scuole della zona, ed in altri centri importanti, i dispositivi per il lavaggio delle mani e assicurata la fornitura di acqua e sapone.
- La comunità Soeurs des Anges, nostra partner, ha prodotto immediatamente centinaia di mascherine artigianali, distribuite al gruppo di donne attivo nel progetto sulla malnutrizione e referenti di salute e che si spostano nei villaggi, o ai giovani che frequentano il Centro Giovani per lo studio, in modo da non interrompere le attività.
- I nostri medici ed altri colleghi dell’ospedale sono andati nelle scuole e al Centre pour Jeunes a promuovere l’utilizzo dei gesti barriera e i principi della prevenzione.
Tutto questo è stato possibile grazie al fatto che la relazione costruita in questi anni, e su cui si basa la progettualità della nostra attività di cooperazione, ha funzionato bene, permettendo contatti rapidi, fiducia, comunicazioni efficaci, rispetto reciproco. La rete, vera fino a quel momento solo sulla carta dei nostri resoconti, si è animata, è diventata concreta e viva, capace di generare soluzioni ed interconnessioni creative.
Il viaggio di un mese che siamo riusciti a fare nel mese di ottobre io ed il dr. Di Menza (Presidente de L’Abbraccio), non ha fatto che confermare sul campo quello che avevamo riscontrato nelle riunioni a distanza. È la relazione che genera la prossimità, cifra del tutto umana dell’azione cooperativa: e, questa, non è qualcosa che il Covid può intaccare.
M.Pia Caprini